11 dicembre 2007

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"Un'architettura nuova è necessaria sola là dove altri strumenti - quali il restauro scientifico, il ripristino filologico o il recupero edilizio - non hanno senso operativo e tanto meno solutivo. Il modo che ho seguito è stato sempre quello di far del nuovo intervento occasione di restauro e di recupero delle parti storiche preesistenti, in modo che il progetto nel suo insieme fosse effettivamente completamento del luogo urbano."
C.A.

giovedì 3 gennaio 2008

Bibliografia

  • Carlo Aymonino, Lo studio dei fenomeni urbani, Roma, Officina, 1977
  • Carlo Aymonino, Origini e sviluppo della città moderna, Venezia, Marsilio, 1978
  • Carlo Aymonino (a cura di), L'abitazione razionale: atti dei Congressi CIAM 1929-1930, Padova, Marsilio, 1980
  • Carlo Aymonino, Piazze d'Italia: progettare gli spazi aperti, Milano, Electa, 1988
  • L. Berni, Il liceo scientifico di Pesaro, Panorama, 1977, 12 luglio
  • Carlo Belli, Il volto del secolo: la prima cellula dell'architettura razionalista italiana, Bergamo, Lubrina, 1988
  • R. Bonicalzi (a cura di), Carlo Aymonino: intervista sul mestiere di architetto, Pescara, C.L.U.A., 1980
  • Casabella, C. Aymonino, Storia e cronaca del quartiere tiburtino, 1955, novembre, n. 215 (pp. 18-43)
  • Casabella, 1980, marzo, n. 456, numero monografico su Pesaro
  • Casabella, 1983, dicembre, n. 497, (pp. 50-61)
  • Casabella, 1986, maggio, n. 514 (pp. 4-29)
  • Casabella, Musei Capitolini in Campidoglio, 1998, novembre, n. 661 (pp. 48-58)
  • Concorso per il nuovo Teatro Paganini a Parma, L’architettura, 1966, luglio, n. 129 (pp. 168-176)
  • C. Conforti, Carlo Aymonino. L’architettura non è un mito, Roma, 1980
  • C. Conforti, Il Gallaratese di Aymonino e Rossi, Roma, 1982
  • F. Dal Co, M. Manieri Elia, La generation de l’incertitude, L’architecture d’aujourd’hui, 1975, n. 181 (pp. 45-50)
  • Domus, Oltre la siepe, un progetto di C. Aymonino nel centro storico di Pesaro, 1983, marzo, n. 637
  • Domus, 1984, giugno, n. 651 (pp. 18-23)
  • Domus, Officina Ferrarese, Ferrara: il nuovo Palazzo di Giustizia di C. Aymonino, 1984, maggio, n. 654
  • Domus, 1986, giugno, n. 673 (pp. 72-80)
  • Domus, Il “caso Parma”, progetti per l’area della Pilotta, 1987, maggio, n. 683 (pp. 38-44)
  • Domus, Carlo Aymonino, mercato coperto e piazza dell’ex Caserma Massa, Lecce, 1988, n. 700
  • R. Einaudi, A. Capuano (a cura di), Carlo Aymonino, Catalogo, Roma, 1987
  • F. Moschini, Tra continuità e rottura: due interventi di Carlo Aymonino, L’industria delle costruzioni, 1977, n. 73
  • F. Moschini, Campus scolastico a Pesaro, Roma, 1980
  • P. Nicolin, C. Aymonino/ A. Rossi: Housing Complex at the Gallaratese Quarter, GA, 1977, n. 45, numero monografico
  • V. Savi, L’architettura di Aldo Rossi, Milano, 1976, Passim
  • “L’industria italiana del cemento”, 1985, luglio-agosto, n. 591
  • M. Tafuri, L’Architecture dans le Boudoir: The language of criticism and the criticism of language, Options, 1974, n. 3 (pp. 44-47)
  • B. Zevi, Case di lusso per proletari, L’Espresso, 1974, 5 maggio

Palazzo di Giustizia, Ferrara 1977

Si tratta di un intervento all’interno del contesto storico della città, il che comporta una ricerca della modernità da parte di Aymonino, ricerca che si riscontra nel rovesciamento di segni classici come ad esempio, la torre dell’orologio, da elemento di fondo che era viene proiettata in avanti dal cannocchiale rovesciato della galleria trasparente fino a diventare un vero e proprio dispositivo prospettico.

Ma, più in generale, l’intero intervento, anziché collocarsi come tempio ideale all’interno di una corte, fuoriesce proiettandosi sulla città attraverso pochi elementi di richiamo resi emblematici.

E’ presente in Aymonino una disinvoltura nel far assumere agli elementi del progetto, cambiati di segno, connotazioni diverse secondo le diverse esigenze, ma tutto mantiene una certa continuità sia per quanto riguarda i materiali che l’immagine complessiva, adattandosi alle più differenti situazioni.

L’uso della galleria vetrata come crocevia coperto, per esempio, ritorna con evidenza anche nel progetto del Centro Direzionale di Firenze (redatto con Aldo Rossi) o a Perugia nel progetto del Palazzo della Regione.

Palazzo di Giustizia, Ferrara 1977
veduta esterna

Palazzo di Giustizia, Ferrara 1977
veduta esterna

Palazzo di Giustizia, Ferrara 1977
veduta interna

Palazzo di Giustizia, Ferrara 1977
veduta interna

Casa-Parcheggio, Pesaro 1978-1981

Si tratta di un intervento nel centro storico di Pesaro, presso il Palazzo Scattolari. Considerato tra i più coraggiosi del suo itinerario progettuale; progetto che vede la costruzione di una serie di case pubbliche per un determinato numero di abitanti trasferiti dal centro storico.

L’intervento è unico nel suo genere in quanto semplice ed elementare nei suoi tratti compositivi, prevale l’indifferenza dall’intorno ed una relativa indipendenza dai regolamenti edilizi, si giunge ad una sorta di azzeratura urbana dove la quantità residenziale entra in conflitto con l’esistente. Aymonino realizza un prospetto che interrompe la continuità degli edificati affaccianti su via Mazza.

L’intervento nasce su tre formulazioni di metodo: il ripristino morfologico dell’area, l’adeguamento tipologico-formale della nuova edificazione ed il restauro scientifico di Palazzo Scattolari. Aymonino recupera la larghezza originaria e gli allineamenti in via Bonami, mantiene al piano terra l’allineamento originario su via Mazza assieme alla destinazione prevalentemente pubblica degli spazi interni risultanti dalla precedente edificazione.

Si concentra sull’idea di un fabbricato in linea lungo via Mazza che, nel rispetto degli indici di edificabilità consentiti, mantiene volumetrie ed altezze adeguate ai fabbricati contigui, senza volontà di mimetismi o di rappresentazioni del falso. Tale allineamento è posto in relazione con gli spazi interni attraverso un porticato che consente un uso più diretto e facile sia degli spazi alberati comuni che delle attrezzature sociali di Palazzo Scatolari. L’idea di Aymonino è quella di enfatizzare l’eccesso di linguaggio in una situazione in cui si sarebbe attesa una certa pacatezza, l’intervento va ad accentuare la voglia di esprimersi quasi come una sfida al “comune senso del pudore”. C’è comunque un’attenta lettura dei valori che conformano l’anonima continuità del fronte stradale.

Il progetto prevede setti cementiti, un loggiato che chiude in alto l’edificio ed il taglio della rampa di scale; la complessità viene portata all’esterno in maniera ordinata e composta tanto che Aymonino ravviva con colori vivaci l’intero edificato trovando sia un aspetto gioioso che ludico. Il riferimento più diretto a questo intervento è senza dubbio il Liceo Scientifico costruito qualche anno prima sempre a Pesaro.

Casa-Parcheggio, Pesaro 1978-81
veduta

Casa-Parcheggio, Pesaro 1978-81
veduta

Casa-Parcheggio, Pesaro 1978-81
veduta

Casa-Parcheggio, Pesaro 1978-81
particolare

Il Colosso, Roma 1982-1984

L’idea di un progetto sul luogo del Colosso è nata da un incontro con il sovrintendente archeologico Adriano La Regina assieme alla collaborazione di Aldo Aymonino, Sandro Giulianelli e Maria Luisa Tugnoli.

Carlo Aymonino è incaricato di pensare ad una nuova costruzione sull’area recuperata delle fondamenta del Colosso, un quadrato di 15 x 15 m; la struttura sarebbe diventata elemento di raccordo visivo e di completamento volumetrico tra il Colosseo, il Tempio di Venere e Roma, lo stesso ruolo che nell’antichità svolgeva il Colosso. Le uniche testimonianze dell’antica statua sono immagini impresse su monete e descrizioni letterarie. La distruzione del Colosso viene attribuita da Maestro Gregorio a papa Gregorio Magno in quanto rappresentazione del Sole o di Roma: “girava continuamente e con moto uguale al Sole e tenendo gli occhi sempre rivolti verso l’astro.”

La prima idea di progetto è quella di un monolite di marmo a base quadrata di 15 x 15 m e alto 36 m, spaccato in un angolo a 45 gradi da uno stretto passaggio contenente all’interno una scala scavata nel materiale marmoreo e conducente ad un belvedere superiore dal quale è possibile ammirare i Fori, la vicinanza del Colosseo, i ruderi del colle Oppio. Il percorso va rastremandosi verso l’alto per alleggerire il monolite.

Passaggio successivo è lo svuotamento del monolite, mantenendo comunque sui lati sud e ovest due pareti in blocchi di marmo di due metri di spessore, con una piccola porta sul lato ovest al piano terreno ed una finestra di affaccio al culmine della parete sud.

Nello spazio interno si collocano i percorsi verticali, l’ascensore e la scala a chiocciola. La terrazza panoramica in alto si affaccia sui lati nord e sud. La memoria dell’immagine del Colosso viene rappresentata a bassorilievo, formata dai massi della parete sud, la faccia appare a tutto tondo nel belvedere, il braccio destro lo si legge nel fianco dando l’idea di una prigione.

Il Colosso, Roma (1982-84)
Schizzi di studio volumetrico

Centro direzionale Benelli, Pesaro 1980

Al progetto prendono parte Fausto Battimeli, Enzo Giannini, mentre il planivolumetrico viene elaborato da Raffaele Panella.

Il centro Benelli viene studiato nell’ambito della redazione ed approvazione del piano regolatore per il centro storico della città di Pesaro con destinazione d’uso le attività direzionali.

Dallo studio del piano per il centro storico si propone una soluzione a quadra con le relative appendici. Il progetto esecutivo conferma pertanto una figura centrale con una grande piazza coperta, concetto rilevante è il raggruppare in un unico corpo la quantità terziaria corrispondente alla crescita economica futura, assieme ad una percentuale di unità residenziali.

Le diverse destinazioni d’uso comprendono: parcheggi al piano sotterraneo; negozi, uffici e spazi commerciali nei primi tre piani; residenze nei successivi quattro piani. Si determina pertanto la soluzione architettonica finale che è ben attenta a confrontarsi con la scala urbana onde evitare notevoli volumetrie. E’ una misura urbana che viene ottenuta sia con i rapporti lunghezza/altezza della quadra che con l’organizzazione degli spazi richiesti attorno alle due piazze tra loro comunicanti, l’una scoperta e l’altra coperta.

La piazza coperta misura 32.40 x 32.40 m ed è posta nell’angolo principale della quadra, riconoscibile dall’esterno per i grandi porticati che si sviluppano a tripla altezza e dall’interno per il convergere su di essa della piazza scoperta, dei portici e dei passaggi commerciali pedonali, e per l’affacciarsi dei principali esercizi commerciali. Si tratta di uno spazio sia di incontro che di distribuzione durante le stagioni estiva ed invernale.

Studio insediativo dell'area in rapporto al centro storico
Immagine tratta da: Piazze d'Italia: Carlo Aymonino, Progettare gli spazi aperti, Electa, Milano, 1988 (pag. 68)

Studio insediativo dell'area in rapporto al centro storico
Immagine tratta da: Piazze d'Italia: Carlo Aymonino, Progettare gli spazi aperti, Electa, Milano, 1988 (pag. 69)

Sezioni e pianta del piano rpimo con gli uffici
Immagine tratta da: Piazze d'Italia: Carlo Aymonino, Progettare gli spazi aperti, Electa, Milano, 1988 (pag. 76)

Prospettiva della piazza interna
Immagine tratta da: Piazze d'Italia: Carlo Aymonino, Progettare gli spazi aperti, Electa, Milano, 1988 (pag. 74)

mercoledì 2 gennaio 2008

Tre piazze, Terni 1985

E’ l’incontro tra il cardo ed il decumano della città romana che enfatizzano il segno dell’antico Foro. Nel catasto gregoriano del 1819 viene indicata come piazza pubblica, a questa si affianca una seconda piazza, detta “piazza ginnastica” con perimetro irregolare ma più raccolta. I bombardamenti delle guerre hanno deformato e reso parzialmente irriconoscibile l’antica struttura. Per questo motivo Ridolfi imposta il piano di ricostruzione, in una prima fase, e quello regolatore, nella fase successiva, confermando e completando il sistema centrale imperniato sulle tre piazze: piazza del Popolo (ex piazza Vittorio Emanuele), piazza Solforino e piazza Europa, ove si affaccia palazzo Spada.

A Carlo Aymonino viene affidato il compito di accentuare la diversità delle tre piazze. Elabora un’ipotesi complessiva in cui sono riconoscibili le varie componenti: le colonne marmoree mozze o intere tra la piazza del Popolo e la piazza Europa, come un confine permeabile che divide e collega i due spazi.

Nella piazza Europa concepisce quattro oggetti architettonici in pietra, con destinazione museale negli spazi più agibili e rappresentativi, nella grande nicchia una statua; il tutto con misure che non entrino in concorrenza con i volume preesistenti, ma danno la possibilità ai quattro oggetti di essere capiti in sé e nel loro insieme.

La piazza è poi completata con una fontana in pietra ed una larga panchina che accentua la vocazione del luogo all’incontro ed al riposo.

Tre piazze a Terni (1985)
schizzo di studio volumetrico

Mercato coperto e piazza ex caserma Massa, Lecce 1985

La piazza dell'ex caserma Massa viene concepita come un'area riconoscibile nel suo spazio e nelle sue architetture.

La decisione dell'amministrazione comunale cade nella scelta di ricostruire la tettoia dell'ex mercato coperto, assicurare la permanenza di una funzione pubblica consolidatasi nel tempo e recuperare la struttura architettonica che rappresentava quella funzione.

Nasce quindi un progetto che ha volontà di risolvere una parte centrale della città fin da quel momento rimasta incompiuta architettonicamente.

Aymonino progetta un edificio con attività direttive e commerciali a destinazione pubblica con un'ampia piazza antistante.

L'edificio del mercato è composto da tre corpi di fabbrica: due terminali a semicerchio, dove nel primo sono localizzate le funzioni come il mercato del pesce ed il bar (al piano terreno), laboratori comunali (al secondo piano) ed uffici privati al terzo piano, nell’uno; la Borsa merci per i prodotti agricoli nell'altro.

Il corpo centrale è impostato intorno alla grande tettoia che copre la passeggiata pubblica ed il mercato, comprendente il box del mercato ed i vari negozi, agenzie ed uffici o studi privati. Due grandi gallerie vetrate completano l'edificio dalla parte di via S. Lazzaro, hanno il compito sia di congiungere la piazza e lo spazio coperto con la via, sia di assorbire le attività commerciali più pregiate.

Al piano interrato sono sistemati i parcheggi ed i servizi tecnologici di pertinenza del mercato. Le parti esterne sono in pietra tufacea leccese per istituire un corretto ambientamento dell'opera; il pavimento della passeggiata coperta, dei passaggi trasversali, delle gallerie coperte, è anch'esso in pietra leccese a garantire la continuità dei percorsi.

La forma della piazza è dettata dall’esigenza di realizzare uno spazio unitario garantendo la più diffusa accessibilità pedonale attraverso ampi porticati e facile accessibilità carrabile grazie a parcheggi di sosta e di servizio.

Mercato coperto e piazza ex caserma di Massa, Lecce (1985)
schizzo di studio prospettico di una soluzione